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Passerella detox

Per decenni, le aziende industriali hanno scelto di utilizzare l'ambiente, e in particolare i nostri corsi d'acqua, come discariche per sostanze pericolose senza essere ostacolate da normative governative inefficaci. Per le comunità locali che vivono intorno agli impianti di produzione, l'inquinamento delle acque è diventato il loro quotidiano. La normativa non sempre ha impedito lo scarico di sostanze chimiche tossiche nell'ambiente, in particolare nei paesi del sud, poiché a causa della persistenza e pericolosità di tali sostanze non esiste un “livello di sicurezza”.



Greenpeace ha lanciato la campagna "Detox My Fashion" nel 2011 per affrontare questo problema, invitando l'industria tessile ad assumersi urgentemente la responsabilità di contribuire all'inquinamento tossico. La produzione di abbigliamento per molti marchi noti utilizza comunemente sostanze pericolose.


La campagna di Greenpeace ha chiuso gli impegni Detox con 76 marchi, rivenditori e fornitori internazionali e ha avuto un impatto politico, innescando cambiamenti politici in Europa e in Asia. I marchi di moda, in particolare, possono svolgere un ruolo importante nella trasformazione del settore influenzando fornitori e tendenze. È già successo in Italia, dove una collaborazione, iniziata nel pratese, vede oggi 42 aziende che lavorano insieme per essere Detox.


Tuttavia, dobbiamo continuare a impegnarci per "disintossicare" l'industria tessile. La nostra dipendenza dalla moda veloce, il numero crescente di capi che vengono realizzati, venduti, indossati e gettati, sta amplificando l'impatto ambientale e sociale della moda. In futuro Greenpeace chiederà cambiamenti più profondi per chiudere e rallentare il ciclo di vita dell'abbigliamento.


 
 
 

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